Headless commerce diventa la norma

E-commerce Headless commerce diventa la norma

Pubblicato il 07.04.2021 da Stephan Lamprecht, giornalista

Correlato agli «shop online», compare sempre più spesso il termine «headless commerce». In questo contributo spieghiamo di cosa si tratta e perché questo approccio è considerato il nuovo standard.

Il termine «headless» proviene dal mondo IT, in cui indica la separazione tra un’interfaccia utente (generalmente denominata «front-end») e la logica vera e propria (il «back-end»).

Ne è un esempio l’installazione «headless» di software per server, il quale mette a disposizione tutte le funzioni, mentre gli utenti devono rinunciare al comando abituale tramite mouse o voci di menu di Windows o altri sistemi operativi.

Questo approccio, che separa la logica (di business) dalla presentazione e rappresentazione, si sta facendo strada anche nella vendita online.

Una soluzione per un mondo sempre più complesso

Per comprendere i vantaggi dell’approccio, è opportuno tenere a mente la crescente complessità del panorama e-commerce. Oggi i clienti possono fare acquisti su un numero di canali in costante aumento. Così come aumentano le opzioni e i prodotti da offrire, mentre l’inventiva sembra non conoscere limiti. Ad esempio, oggi produttori e commercianti utilizzano per le loro vendite:

  • il classico shop online;
  • piattaforme online;
  • app di proprietà;
  • totem multimediali in store o terminali per ordini (ad es. nell’ambito di una strategia multicanale);
  • portali B2B;
  • dispositivi IoT per l’ordinazione successiva automatica;
  • voice commerce tramite assistenti di vendita come Alexa o chatbot.

Nel prossimo futuro, è probabile che smartwatch e tecnologie quali realtà virtuale e realtà aumentata assumano un ruolo sempre più determinante.

Tuttavia, non esiste un software standard che copra in maniera soddisfacente tutte le funzioni e i canali. Ed è proprio qui che si innesta la strategia headless.

Come funziona l’headless commerce

In termini di architettura di sistema, i canali appena descritti hanno molte cose in comune, ma anche molte differenze.

Che gli acquisti avvengano in negozio o in altro modo, le descrizioni dei prodotti e le scorte di merci disponibili devono essere richiamate e rappresentate, e il processo deve concludersi con un check-out. Questa logica si applica dunque ad ambienti diversi, a prescindere da quale sia la presentazione visiva (o uditiva). Per migliorare l’esperienza di acquisto, se si usa un’app o uno smartwatch, sarebbe utile se il sistema ricevesse un riscontro sul luogo in cui si trova l’acquirente in quel momento, così da visualizzare solo quelle merci o quelle filiali che si trovano nelle vicinanze. Questa informazione non è così rilevante nel negozio tradizionale, a meno che non si tratti della ricerca di una filiale.

L’idea dell’headless commerce consiste nel dividere le funzioni in servizi e funzioni più piccoli (i cosiddetti microservizi), invece di puntare a una «grande» soluzione standard strutturata in modo monolitico. I vari servizi scambiano i rispettivi dati tramite interfacce definite (API). Se ad esempio un’app necessita di informazioni sul numero di pezzi di un prodotto o di una categoria di prodotti, il microservizio richiede i dati dalla gestione merci tramite interfaccia.

Vantaggi dell’headless commerce – Flessibilità e rapidità

L’headless commerce offre a gestori di negozi e produttori una serie di vantaggi.

  • Le architetture headless sono ideali per uno sviluppo software agile: i «cantieri» da avviare sono più facili da gestire, consentendo così di sviluppare ulteriormente i microservizi in modo mirato, senza ostacolare l’intero sistema.
  • Aggiungere nuove funzioni diventa più semplice: in un sistema in cui i vari elementi comunicano tra loro principalmente tramite API, l’integrazione di fonti di dati aggiuntive risulta semplificata. In questo modo, è possibile realizzare un upgrade mirato delle funzioni nei punti in cui queste promettono di essere più utili.
  • Nuovi canali possono essere serviti più rapidamente: che si tratti di una nuova app, di una nuova superficie per lo shop (magari anche soltanto di una variante linguistica) o di una tecnologia del tutto innovativa, l’headless commerce consente una presenza più rapida sui nuovi canali da utilizzare. L’esperienza ha dimostrato che le funzioni direttamente collegate al cliente sono soggette a cambiamenti più veloci rispetto ai processi fondamentali come quelli della gestione merci. Con l’headless commerce è possibile costruire questi nuovi canali in maniera più rapida e progressiva.
  • Le applicazioni diventano più veloci, rendendo il sistema più efficiente e rapido nel suo insieme. Una app, ad esempio, richiede solo i dati di cui necessita in quel momento e riceve le informazioni tramite API, il che rende il codice sorgente più comprensibile e performante.

Il concetto di headless commerce, senz’altro molto tecnico, inizialmente può apparire come la musica del futuro o un argomento per nerd informatici. Ciò nonostante, cela una strategia che promette di diventare il nuovo standard nel mondo dell’e-commerce.

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Stephan Lamprecht, giornalista

Stephan Lamprecht è da due decenni giornalista e consulente per l’e-commerce in Germania, Austria e Svizzera.

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