Digital Responsibility

Digital Responsibility Atmosfera da febbre dell’oro per chi?

Pubblicato il 26.06.2019 da Cornelia Diethelm, fondatrice del Centre for Digital Responsibility (CDR)

Tutti i nuovi modelli di business si basano sui dati, alimentando un’atmosfera da febbre dell’oro in numerose aziende. Minori costi, maggiore efficienza e una migliore esperienza cliente: questa la promessa nei confronti dei clienti. Tuttavia, non tutto ciò che è possibile viene anche accettato.

Il prezzo ideale per ogni cliente già oggi si può calcolare individualmente grazie a modelli commerciali basati sui dati. Ma è giusto pagare un libro di più della nostra vicina soltanto perché il sistema classifica come più elevato il nostro potere d’acquisto?

Nuovi modelli di prezzo

Prezzi personalizzati, che servono unicamente a massimizzare gli utili di un’azienda, vanno a discapito della clientela, quindi non sono considerati equi. Risulta particolarmente discutibile non mostrare a clienti con un alto potere d’acquisto offerte vantaggiose, oppure offrire un prodotto di cui hanno urgente bisogno a un prezzo gonfiato. Se, al contrario, per il ritocco di un prezzo esiste un motivo comprensibile, ossia quando un biglietto giornaliero è più costoso con il bel tempo, la maggior parte delle persone non trova nulla da ridire. Per le aziende è quindi opportuno introdurre nuovi modelli di prezzo con oculatezza, per evitare di compromettere le proprie buone relazioni con la clientela.

Decisioni automatizzate

L’impiego di una tecnologia non avviene mai in modo neutro. Sono sempre le persone a decidere su quali dati si basa una tecnologia e a quale scopo viene utilizzata. Perciò un numero sempre maggiore di processi e decisioni viene automatizzato per risparmiare sui costi e offrire un servizio 24 ore su 24 a vantaggio dei clienti. Ma come si fa ad assicurarsi che il risultato sia corretto? Amazon ha infatti dovuto ammettere che il proprio processo di selezione basato sull’intelligenza artificiale discrimina le donne nel processo di candidatura. È opportuno prevenire casi come questi implementando internamente direttive e criteri di qualità, in modo da garantire una gestione responsabile dei dati.

Identità digitale

Che sia navigando su internet oppure pagando con la carta cliente, in un mondo interconnesso lasciamo dovunque un’impronta digitale dietro di noi. In parallelo aumenta il pericolo di perdere per la strada un’importante parte della nostra sfera privata, e quindi il controllo sulla nostra identità digitale. Altrettanto importante per le aziende è meditare bene su quali dati raccolgono e intendono utilizzare e sullo scopo ultimo di tale attività. Oltre al rispetto della protezione dei dati è altresì necessario tenere presenti eventuali questioni etiche, ad esempio quanto sia opportuno analizzare la voce o il volto di una persona nel corso del processo di reclutamento.

In breve: nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale creano possibilità assolutamente nuove che portano con sé opportunità, ma anche rischi. Quali vogliamo utilizzare? Quali invece non adottiamo perché entrano in conflitto con valori attuali come correttezza, tutela della sfera privata o non discriminazione? Nella risposta a queste domande non è possibile tener conto esclusivamente di aspetti finanziari. Essere dotati di una bussola etica è di importanza cruciale per le aziende orientate alla clientela.

Cornelia Diethelm partecipa in qualità di referente a Connecta Bern 2019.

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Cornelia Diethelm, fondatrice del Centre for Digital Responsibility (CDR)

Cornelia Diethelm contribuisce attivamente a progettare la svolta digitale basata sull’interpolazione tra economia, scienza e società. L’attività della fondatrice del Centre for Digital Responsibility (CDR), un think tank per l’etica digitale, è incentrata sull’assistenza alle aziende e alle organizzazioni nella regione D-A-CH (Germania, Austria e Svizzera). Trasmette il suo sapere anche in veste di responsabile di cicli di studi e docente alla Scuola universitaria di gestione di Zurigo (HWZ).

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